Ospedale Unico della Versilia: chiude il reparto di Oncologia

Comunicato stampa del 16-11-2018 in diffusione questa mattina all’Ospedale Unico Versilia

Ospedale Unico della Versilia: chiude il reparto di Oncologia

Continua l’opera di depotenziamento dell’Ospedale Unico della Versilia. Con la delibera n. 978 del 31/10/2018, l’Asl Area Vasta Nordovest ha deciso di riorganizzare l’area medica chiudendo il reparto di Oncologia e la ricollocazione degli 11 posti letto nel reparto di Medicina generale.
Anche 4 posti letto dei 6 presenti nella media intensità di cura saranno tolti alla pneumologia e ricollocati nella medicina generale.
Come conseguenza di questa ”riorganizzazione” il paziente oncologico non avrà più un luogo specifico in cui essere curato e sentirsi accolto e seguito, nei momenti di maggior bisogno.
“Esempio” un paziente ricoverato per tossicità chemioterapica, non sarà seguito dal suo specialista di riferimento, l’oncologo, ma da un medico di medicina interna, il quale, pur con tutta la buona volontà, non conosce la sua storia ed il suo percorso terapeutico. Oltre al fatto che il ricovero in un reparto di medicina può comportare per un paziente oncologico, spesso immunodepresso, un rischio più alto di contrarre infezioni.
Gli oncologi non seguiranno più i pazienti oncologici ricoverati, manderanno avanti il servizio di DH oncologico, che rimane.
Gli oncologi, come pure i pneumologi ed i gastroenterologi, non entreranno più nel turno con i medici di medicina, con la conseguenza che un solo medico si troverà a gestire 90 posti pazienti, con tutte le conseguenti problematiche di sicurezza e di sovraccarico lavorativo.
Questa riorganizzazione che di fatto sopprime la specificità dell’oncologia è stata effettuata senza minimamente rafforzare i servizi territoriali che sono assolutamente inadeguati a gestire tutti i problemi che un paziente oncologico presenta quotidianamente.
Lo abbiamo denunciato più volte, quello che sta succedendo è molto grave, perché priva l’ospedale di un servizio essenziale, specialmente nel nostro territorio che presenta la più alta incidenza di tumori di tutta la Toscana e costringerà i pazienti a migrare verso altri ospedali (Massa, Pisa) con disagi personali e familiari, senza considerare il fatto che le altre strutture sono già gravate del carico dei loro pazienti.
L’Ospedale Unico della Versilia perderà ulteriori specialistiche; un altro passo verso la dequalificazione, il depotenziamento e la privatizzazione della sanità nel nostro territorio.

– Comitato Sanità pubblica della Versilia contro il depotenziamento
dell’Ospedale unico e dei servizi territoriali
e-mail: info@comitatosanitapubblicaversilia.it
– Comitato Sanità Versilia Storica

Avv. MASSIMO FOCACCI –  Associazione Controinformazione Medica di Pietrasanta

Avv. MASSIMO FOCACCI –  Associazione Controinformazione Medica di Pietrasanta

Io leggo un po’ parlo, insomma vado un po’ a estro. La legge 685 del 22 dicembre del ’75 entrò in vigore senza i rituali 15 giorni di vacatio, è lecito supporre che il legislatore giudicasse urgentissima la sua applicazione. Il problema giuridico più importante per chi voglia coglierlo ma è senza dubbio chiedersi: “come mai ancora nel ’79 questa legge è totalmente o quasi totalmente disapplicata?”.

Questo succede abbastanza spesso per quelle leggi che prevedono strutture complesse da organizzarsi in tempi lunghi ma subito venne chiarito anche da parte della Regione Toscana che non era necessario ricorrere alla creazione di particolari impianti specialistici, visto che la legge riferiva la cura dei tossico-dipendenti alle normali strutture sanitarie, presenti nel territorio, e che a queste strutture non si richiedevano prestazioni, è chiaro per il momento poi, particolarmente difficile.

All’indomani del 22 dicembre, dunque si richiedeva a queste strutture già esistenti, un cambio di atteggiamento, un intervento, che venisse sancito dagli artt. 95 e 96, come diritto al tossicomane, e successivamente agli articoli 100 e successivi, come un suo obbligo preciso, quello di sottoporsi ad un certo trattamento.

Il legislatore aveva quindi immaginato da un lato la Società buona, con le sue strutture, tutta tesa ad applicare la legge, e dall’altro il tossicomane, deviato e cattivo, che a questa legge voleva sottrarsi. Ma chi si sottrae agli obblighi di legge sono i medici, e i politici glie lo consentono. I tossicomani al contrario percepiscono il bisogno di essere posti in cura, di trovare un’alternativa al mercato nero. Vanno dai medici, vanno agli ospedali, vengono respinti e nella migliore delle ipotesi curati talmente male che spesso sono costretti ad andarsene da soli.

Noi leggevamo Cancrini denunciare sul Corriere della Sera che i tossicomani fuggivano dagli ospedali in crisi di astinenza, quella crisi che oggi inspiegabilmente mette in dubbio. Aperti alcuni dei nostri ospedali dopo mille difficoltà, al tossicomane, qui succede la stessa cosa, e questo è solo un aspetto della sistematica violazione dei diritti del paziente quale è il tossicomane. Per questo la stragrande maggioranza dei consumatori di eroina resta a bucarsi nelle strade, nonostante che sia composta questa maggioranza di giovani che chiedono a gran voce il rispetto dei diritti enunciati dalla legge.

Il quesito che intendiamo rivolgere ai magistrati, qui convenuti è questo, a fronte di questi diritti, esistono obblighi o no da parte di chi li deve assistere? Quali sono i messi, gli strumenti che tutelano questi diritti in maniera concreta? Perché a noi pare che dal 22 dicembre in poi si sia inaugurata una serie di azioni, per vanificare questo strumento legislativo, che non è uno strumento perfetto, però contiene diversi punti qualificanti, proprio riferendoci ai diritti del tossicomane. Il rifiuto della classe medica si mise in moto subito, ed è tuttora mobilitato. Il Ministro Tina Anselmi ha emesso due decreti ministeriali, che sono contrari ed annullano disposizioni precise contenute nella 685.

Vediamolo in breve. Il metadone, per esempio, si riparla sempre del metadone, è incluso nelle tabelle di cui all’articolo 12, e agli articoli 42 e 43 della legge, si stabilisce l’uso che i medici possono fare di questa sostanza, sia direttamente che ricettandola in sciroppi o in fiale.

Il Ministro circoscrivendo questo farmaco, dentro gli ospedali, in un primo momento ha violato la legge agli articoli 42 e 43 e visto che a tutt’oggi risulta il metadone una sostanza importante per la terapia sostitutiva, di fatto, anche dopo l’altro decreto, quello del 4 agosto, tutti quei presidi sanitari che non siano gli ospedali, indicati dall’art 90, vengono esonerati dai loro obblighi. Sono perciò disposizioni, queste del decreto ministeriale molto riduttive, e non a caso, fra l’altro, proprio rispetto a chi deve intervenire sotto il profilo sanitario, di fronte al problema della droga.

Un medico condotto, può per esempio dire al tossicomane, che gli chiede un intervento a norma di legge, che lui lo farebbe volentieri, ma che lui non può usare il metadone. Questo per dimostrare, che quando i diritti sanciti dalle leggi appartengono a minoranze deboli e non organizzate come in questo caso, nessuno degli organi dello Stato è disposto a garantirli effettivamente contro chi li disattende. Sono molto attivi gli organi dello Stato a livello di 113, è anzi lo stesso Ministro della Sanità che con questi decreti vanifica precise disposizioni di una legge nel Parlamento.

Rubo anco tre minuti, ma tanto qui siamo in tanti che si ruba il tempo.

Siccome, qui si parla più che altro, dei medici, allora qui siamo fissati sempre sul discorso che si delega al medico ecc…

L’obbiettivo è evidente il passaggio della settorializzazione, dalla medicalizzazione alla socializzazione? Quindi la risposta, sapete tutti, non è soltanto medica, può anche non essere prevalentemente medica, però lo è, e la legge indica anche quando e come deve esserlo. Però io dico questo, a parte il fatto che il superamento della criminalizzazione è tutto da dimostrare e sembra già un discorso un po’ utopistico; perché oggi si crede superata tale fase mentre questo è avvenuto, forse, solo nella mente del legislatore. Però è evidente che nell’opinione pubblica, nella classe medica, in tutti gli ambienti, anche quelli legali e nella Magistratura la tendenza a vedere il drogato criminale, insomma è ancora radicata.

Non si parli poi degli ambienti delle Questure. Quindi dicevo anche se l’obbiettivo da raggiungere può essere quello della socializzazione, cioè di far risolvere il problema da tutte le componenti della società, quindi da diverse strutture anche contemporaneamente, è però indicativo del superamento della fase criminalizzante e della fase medicalizzante, per indirizzarsi verso quella socializzante, il tipo di risposta che la struttura sanitaria, che mi sembra dovrebbe essere quella che in questo problema dovrebbe entrare proprio con la maggiore delicatezza, dà alla sofferenza e all’ansia del tossicomane. È indicativo, che fino ad ora la risposta del sanitario è stata una fuga del problema, questo prima e dopo la legge. Ora, oltre che della fuga del sanitario si potrebbe parlare della fuga del farmacista, anche perché i farmacisti, l’ho constatato direttamente, a volte che sono andato a cercare certi tipi di medicinali con tanto di ricetta regolare, hanno anche abusato credo, di eccesso di potere e a volte si sono sostituiti ai medici anche senza la laurea in medicina.

Quindi dicevo, che la risposta dei medici finora è stata, nella maggior parte, una risposta di fuga dal problema cioè una porta chiusa in faccia, un buon consiglio quasi da psicologo da parte di chi è invece medico, paternalistico, e cosi è finito l’intervento. Ora a me sembra, appunto è stato giustamente detto da Meucci, che fra i medici i più sono fuggiti dal problema, soprattutto non accettando, non andare a chiedere nella provincia, il ricettario particolare quello, mi sembra, di colore giallo. E questa cosa che è una cosa molto grave, è stata detta così, anzi è giusto che sia stata tirata fuori, però, dicevo, questa latitanza dei medici ha tutte le conseguenze, perché il punto qualificante di questa legge, a livello dell’intervento sanitario, nei limiti dell’intervento sanitario, senza escludere gli altri interventi, era proprio quello di tirare in ballo e di coinvolgere tutta la classe medica, personale sanitario e paramedico, farmacisti, ecc… Questo era il discorso. E si è verificato così il fatto, appunto dei medici che, intanto che il decreto ministeriale ha limitato in un primo tempo questo settore, si sono sentiti scaricati questo problema delegandolo agli ospedale. E questo è un errore, perché, ripeto, tutti i medici devono intervenire.

Quindi, questo è un punto, secondo me, qualificante dalla legge, cosa che, ripeto, viene piano piano, anche vanificata dai decreti. Quindi, ripeto, le conseguenze di questa latitanza dei medici sono state e sono piuttosto gravi anche oggi. Perché il fatto che un medico non ha preso il ricettario, vuol dire che quando il tossicomane, più o meno malato, più o meno deviato, insomma uno che è in crisi per questo motivo va da lui, questo può anche sentirsi tranquillo, perché dice: “anche se il metadone si potesse fare, mi manca il ricettario”. E tante volte è stato detto. E quando il medico ha chiuso la porta in faccia al tossicomane, il tossicomane poteva anche “andà a morì ammazzato”, andava al mercato nero ecc… E questa, ripeto, non è una risposta socializzante; ripeto, poi i pochi medici volenterosi, come quelli degli ospedali, i quali, si è voluto ghettizzarli e si è voluto costringerli a un tipo di intervento piuttosto limitato. Questi medici volenterosi non hanno ancora superato, questo è dimostrato dai procedimenti in corso, mica solo a Pietrasanta, fra l’altro che lì sono pochi, in altre parti saranno anche di più, dico, caratterizzato dal mancato superamento nella testa dei medici della fase della considerazione del drogato come un criminale, tutto sommato, cioè una persona i cui diritti, in qualche modo sono diritti riconosciuti sì da una legge, ma sono solo diritti di “serie B”. Questi medici, possono, perciò delegare qualcun altro all’esterno che si sa che non esiste.

Io ho finito, volevo dire anche altre cose, ma mi sembra di rubare troppo tempo.

Droga e Società di Daniele Baldi

di Daniele Baldi

L’intervento che farò sarà molto breve, anche perché non ci saranno cose da approfondire. Voglio cominciare subito cosi: che mi fa estremamente schifo la maniera in cui questo seminario è condotto. Sembra un tribunale alla rovescia, in cui i giudici, in questo caso sono medici, psicologi, dottori, cercano di giustificarsi con tutti coloro che hanno a cuore i problemi di questi ragazzi che hanno scelto di bucarsi e che hanno cercato di sforzarsi fino all’ossessione per aiutarli, per comprenderli e per toglierli, come dicono loro, dalla cattiva strada. Allora le cose che si può pensare sono due: o questi signori sono le dame di San Vincenzo che si adoperano per aiutare, a modo loro, e rimettere nel gregge le pecorelle smarrite, ed allora non mi va bene perché non sono cattolico, oppure non gliene importa niente ed allora sono falsi e non mi va bene lo stesso. Sarà perché in questi tempi parlano di droga, di tossicomanie è molto “in” è molto di moda e non pare vero ad associazioni assurde formate proprio in virtù di una carità, dicono loro, disinteressata, operare in questo campo facendo della meschina propaganda ideologica a favore di un sistema, di una società valorizzando strutture tipo la famiglia come uno dei modi per integrare il drogato, mi riferisco all’intervento di quella associazione religiosa di Livorno che fra tante cose che ha detto ha anche proposto di affidare i tossicomani alle famiglie, dice lui aperte, accidenti a quelle famiglie aperte, a sentire questi qua la famiglia dovrebbe prendersi a carico un handicappato, perché bisogna pure aiutare gli handicappati, un bambino, perché sono contro l’aborto e poi anche il tossicomane, ve lo immaginate voi che palazzi enormi si dovrebbero costruire per ogni famiglia aperta tipo questa.

Non voglio soffermarmi, questo lo preciso, sui problemi di carattere scientifico. Riguardo a questo problema purtroppo sono ignorante, è inutile che mi metta a parlare, a fare dei discorsi sul metadone o cose di questo genere perché purtroppo non ho approfondito questo problema.

Io comunque dico che è ora di smettere di prendere in giro la gente, di fare convegni, seminari come questo per dar lustro magari alle amministrazioni comunali che promuovono queste farse sulla pelle di gente che soffre davvero e che forse ha fatto questa scelta di bucarsi, la scelta di diventare un tossicomane, proprio perché non ne poteva più di situazione come queste.

Io non è che sono venuto qua per giudicare qualcuno, io non voglio giudicare nessuno, voglio dire che mi fate tutti ridere, compresi quelli, quelle persone, stranissime secondo me, che qui dentro, nel seminario, oggi e negli altri giorni erano qua, e applaudivano alla stessa maniera magari chi diceva che la droga fa male e chi diceva che la droga fa bene.

E quell’altro che diceva “pinco pallino” e tutti applaudivano, insomma non è mica una sfilata di moda qui che uno viene canta, viene qui al microfono fa la sua canzoncina e quelli applaudono.

Poi una cosa, se un tossicomane viene qui per la prima volta a questo seminario, la prima impressione che riceve è quella che se il giorno dopo va in piazza, va per le strade a dire che si buca, che soffre, siano tutti pronti ad accoglierlo, a trattarlo bene, capirlo; invece io sono perfettamente che se succede una cosa simile questo individuo viene subito emarginato, additato, escluso e magari anche denunciato alla polizia. Io vengo a dire queste cose perché oramai ci sono e mi andava di dirle, anche se continuerete così, non è che me ne importi poi molto. Io, quelli come me, si cercherà sempre di fare di queste cose, rompere le scatole ogni volta che ci si presenta un’occasione come questa: datemi pure del provocatore, dell’estremista, proprio non me ne frega, del drogato come tutti, anche se non sono un tossicomane, comunque non me ne frega. Io alla repressione, come tanti, mi ci sono abituato, all’ipocrisia ad al potere non mi ci abituerò mai.

(atti del seminario sulle tossicodipendenze organizzato da:
Consorzi socio sanitari della Versilia, Distretto scolastico Versilia Nord, Ospedali di Pietrasanta e Seravezza)

Salute: ludopatia, dipendenze e mindfulness, tre appuntamenti con i martedì del benessere

I gruppo di terapia sono promossi da Pca, Bcc e Comune di Pietrasanta.

Ludopatia e dipendenze per i “Martedì del Benessere” con lo psicoterapeuta Simone Lenzoni. Al via il ciclo di appuntamenti serali al Centro Formazione Osterietta (Versilia Format, via Osterietta, 1) promossi dal Progetto Comunità Aperte in collaborazione con il Comune di Pietrasanta finanziati dalla Banca del Credito Cooperativo della Versilia Lunigiana e Garfagnana che focalizzano l’attenzione sulla dipendenza in particolare del gioco che tocca da vicino un centinaio di versiliesi. Ma non solo: gli incontri, aperti a tutti, ruotano intorno alla tecnica rigenerante del mainfulness (Per Mindfulness si intende un’attitudine che si coltiva attraverso una pratica di meditazione sviluppata a partire dai precetti del buddhismo e volta a portare l’attenzione del soggetto in maniera non giudicante verso il momento presente. )che consente di passare da uno stato di sofferenza a una percezione soggettiva di benessere, grazie alla conoscenza profonda degli stati mentali. Primo appuntamento martedì 13 novembre (dalle ore 20.00). Gli altri due appuntamenti sono in agenda martedì 20 novembre e martedì 4 dicembre sempre dalle 20.00 in poi.

 

“Il ciclo di incontri è frutto del percorso iniziato lo scorso anno tra l’amministrazione, il Pca e Bcc – spiega Elisa Bartoli, Assessore al Sociale – che portiamo avanti con grande forza e vigore convinti che l’informazione e la formazione anche per i familiari al contrasto delle dipendenze, siano la strada giusta per strappare mariti, mogli, figli, nipoti ed amici da una spirale che porta verso l’autodistruzione. Le dipendenze da slot e dal gioco sono purtroppo ancora molto sottovalutare dalla comunità ed è per questa ragione che vogliamo tenere alta l’attenzione aiutare chi ci è caduto dentro e coloro che vivono a stretto contatto con queste situazioni”.

 

Per informazioni e partecipazione è possibile rivolgersi al numero 338.2504974.

di Paolo Picchio – Associazione Controinformazione Medica di Pietrasanta

La mia è una storia come tante nel mondo di chi è stato tossicomane, quasi tutti hanno una storia che assomiglia alla mia ed è solo per questo che la pongo alla vostra attenzione.

Sono uscito di prigione nel Novembre 1968 e uno che esce di prigione non trova nessuno che gli offra un lavoro, mi sono ritrovato in un locale a fare il barista notturno tutte le sere ero ubriaco;

e inutile spiegare il perché uno si mette a bere, forse cerca di dimenticare qualcosa, anche se puo sembrare un luogo comune. Poi fini a lavorare in una bisca clandestina, il cui proprietario era morfinomane e fui proprio io a provare la morfina. Dopo una prima  sensazione di vomito subentrò uno stato di benessere, dopo venti giorni facevo dieci fiale al giorno e già soffrivo la sindrome di astinenza se la morfina mi mancava, provavo a fumare hashish ma non risolvevo niente, poi a Genova cominciò a circolare ‘eroina, era buona e costava poco , nel giro di due anni me ne servivano due grammi al giorno. Si rubava agli spacciatori, si rubava tutto quello che si trovava sulle auto, si faceva scippi ed altre azioni del genere. Ero quasi distrutto fisicamente e moralmente, pesavo poco più di 50 chili.

Conobbi Don Luigi Zoppi, che avete sentito parlare la volta scorsa e vidi che mi voleva aiutare, ci credetti e quando si trasferì a Pietrasanta lo seguii, mi chiese di provare a smettere. L’eroina non si trovava più neanche a Genova, per averla eri costretto a venderla ed allora piuttosto che spacciare provai a venirne fuori. Da quel giorno cominciò per me un calvario dentro le cosiddette istituzioni. Fui ricoverato a Pisa da Sarteschi, mi riempirono di sostanze psicotrope, mi venne l’epatite virale,

è vero non facevo più eroina, ma ero imbottito di tranquillanti e nonostante questo non dormivo più di due ore e mezzo a notte, c’erano intorno a me persone che mi aiutavano e che mi volevano aiutare ma la mia non era una condizione accettabile, sia perché non avevo un lavoro, ed anche perché la salute se ne andava giorno per giorno con gli psicofarmaci. Mi ruppi una gamba e fui messo in trazione, sapevano che avevo fatto uso di stupefacenti e mi sono dovuto sopportare tutto il dolore, perché non mi davano niente, i normali antidolorifici non funzionava affatto, ho visto l’inferno con tutto quello che ci sta dentro e la prima cosa che ho fatto il giorno dopo che sono uscito dall’ospedale è stata quella di andare a cercare l’eroina, che intanto si trovava anche a Viareggio. Non avevo soldi e non ne potevo comprare ma ormai le dighe erano rotte, si erano rotte con la sofferenza e non ci potevo far niente, venne un mio amico da Genova con 20 grammo di eroina ed in 20 giorni la consumammo. Quando se ne andò ero assuefatto e senza soldi, ancora una volta nel dilemma, se soffrire o spacciare, allora chiesi aiuto al centro di Firenze, gestito dal prof. Mannaioni, mi fecero un test terribile con Naloxone e dopo un’ora di indicibile sofferenza fui ammesso al programma. Da quel giorno non fui più un tossicomane, almeno non mi consideravo tale, perché da quel giorno che ho lasciato l’eroina sono un farmacodipendente, come il diabetico che ha bisogno dell’insulina, come l’epilettico che ha bisogno del barbiturico.

Qui inizia la sostanza del mio intervento. Nessuno fa la guerra al medico che dà l’insulina o i barbiturici, anzi nessuno gli fa la guerra anche quando distribuisce farmaci o psicofarmaci sulla pelle di chi ci crede e di chi non può pagarsi di meglio, e allora perché fare la guerra a dei farmaci di cui noi abbiamo bisogno? E dei quali non possiamo fare a meno, almeno in prospettiva a breve termine, perché i medici ci negano questi farmaci, in nome di una moralità che poi non dimostrano affatto e perché quando costretti dalla pressione nostra, della gente che ci capisce, ce li danno, ci impongono sofferenza, ce ne danno meno del necessario, manovrano sadicamente in nostro soffrire, dicono che non esiste. Cari dottori a che  serve questo vostro agitarvi nel rifiuto, questi capestri che ci costruite addosso, gli orari, le restrizioni, che pure il ministro vi aiuta ad imporre, noi abbiamo bisogno di quei farmaci, di cui il metadone rappresenta la sostanza principale e se questi farmaci fossero acquistabili in farmaci, noi non verremmo certo da voi a farci trattare come ci trattate, ma c’è una legge che questi mezzi terapeutici li mette in mano vostra e voi non li sapete o non lo volete usare come si deve, anche se il loro uso è elementare. Cari dottori che adesso mi sorridete e mi date le pacche sulle spalle, quante volte mi avete lasciato barbaramente a soffrire negando che avessi la sindrome di astinenza, quante volte mi avete lesinato la sostanza che mi consente una vita normale.

Ho lasciato il centro del prof. Mannaioni nel Giugno 1978, quando sotto l’innalzante pressione degli amici dell’ACM si cominciarono a costruire le prime traballanti strutture.

L’ACM che qui sembra avere un ruolo di secondo piano è stata per molti di noi l’unica tutela valida, a volte l’unica speranza concreta, i pochi amici che ci lavorano dentro non fanno né moralismo, né ideologie da quattro, ma cercano di intervenire sulle sofferenze, punto e basta. Ma sono pochi questi amici, i loro mezzi sono limitati, anche se è a loro che dobbiamo lo sfondamento delle linee di resistenza degli ospedali, linee dure a cadere, che non sono cadute per la lungimiranza di medici e primari come in questo convegno e nell’interviste che questi rilasciano vorrebbero lasciar credere. Anche questo seminario all’interno del quale, per dare un esempio anch’io sono importante, non l’avete voluto voi dottori, come non l’hanno voluto le istituzione che l’hanno formalmente promosso, se il problema non fosse stato agitato in modo imperativo da questi amici che sono stati sulla breccia con costanza, che hanno fatto quelle ricerche che voi medici non avete fatto, che vi siete anche rifiutati di prendere in considerazione . Ora non mi dareste le pacche sulle spalle, non mi sorridereste e voi politici, schierati come ad un banchetto dietro a quel tavolino dopo i primi tentativi di applicare la legge, avete ceduto di buon grado alla pressione dei medici, li proteggete, ma quello che conta è quello che succederà domani, quando questo pubblico che si mostra interessato si dissolverà come nebbia al vento, quando rimarremo ancora una volta da soli, noi, voi che avete quello che ci serve per vivere, i pochi amici che ci aiutano, le previsione non sono rosee e lo spettacolo squallido che qui avete fornito non lascia credere che vi siete convertiti. Vi siete trincerati dietro gli infartuati, dietro gli apparecchi che mancano, dietro il centro di Viareggio che voi stessi invocate per scaricarvi dei problemi delle cosiddette responsabilità e quando non vi è riuscito allora siete diventati violenti. Ero in ospedale quando due poveri disgraziati arrivati da Viareggio in ambulanza furono offesi, malmenati poi messi a confronto con i carabinieri; uno di loro, una donna, uscì piangendo dal pronto soccorso e rimase a piangere su una sedia per diverse ore ed anche per questo sarete assolti perché per voi è facile muovervi nelle istituzioni, cercare solidarietà, testimonianze, pagare e farvi pagare avvocati, comunque nonostante tutti  gli ostacoli che avete frapposto nonostante il gusto che mostrate di provare davanti alla nostra sofferenza, io all’eroina non ci torno e questo è un mio diritto preciso che intendo che venga salvaguardato e tutelato. Sono disposto a soffrire tutti i soprusi, tutte le angherie, le limitazioni, gli orari, il domicilio coatto, la paura dei vostri rifiuti, sono tutti ingredienti che ricadono sulla vostra coscienza, se invece di un rapporto dignitoso ed umano non sapete offrirci altro che autoritarismo e costrittività e se in questo vi aiuta il ministro , gli psichiatri che ci vogliono far socializzare, statene certi che con il tempo verrete giudicati per quello che siete e voi del pubblico che mi ascoltate, che state vivendo il vostro momento di gente impegnata, il vostro momento culturale, dove sarete lunedì? Siete disposti a socializzare con me? Siete disposti ad unirvi con gli sforzi con chi sta con noi tutti giorni? Fra voi c’è gente che quando vede un tossicomane abbassa gli stoini o cambia strada, volete forse offrirmi la vostra inesistente solidarietà? E negarmi o farmi negare i farmaci di cui ho bisogno? Vi lascia su questi interrogativi che io ed altri viviamo sulla nostra pelle, come vi ripeto io non sono un tossicomane anche se lo sono stato per due volte, proprio perché non ho più il drammatico quadro patologico del tossicomane, perché ora ho una vita di relazione, ho degli amici, sto bene come prima del buco e le pacche sulle spalle ed i sorrisi che ricevo ora non li rifiuto. Non resta che sperare che le cosa cambino dentro gli ospedali, magari dietro le scrivanie ci sono degli uomini capaci di farlo.

Sono un farmaco dipendente e se questo vi dovesse disturbare, se voleste negarmi questo diritto, se voleste ricacciarmi nel ghetto della tossicomania, allora smettetela con i convegni, dedicatevi alla costruzione di lager e camere a gas e fateci morire alla svelta, magari buttateci nel secchio dei rifiuti, come nel libretto di Mario Tobino (fa riferimento all’illustrazione della copertina del libro n.d.r.)

Droga e società del 1982
Comune di Pietrasanta assessorato alla cultura biblioteca comunale

 

Resistenti

Nella distesa di tavolini, un pomeriggio sicuramente alternativo, all’interno del mercato coperto che la politica destra è sinistra in questi anni hanno completamente distrutto, complici anche funzionari che nel corso del tempo hanno chiuso un occhio nella disfatta del mercato, anche quando ci sono state proposte alternative sono rimasti sordi. Mercato coperto, terra di nessuno,  dove nel corso degli anni, tutti hanno fatto quello che volevano,  ( a Napoli dicono; figli e figliastri) violando spazi, occupando spazi, stanze che non gli appartenevano con il silenzio della politica cittadina.
Purtroppo siamo arrivati alla fine, si chiude il mercato per far posto al museo Mitoraj che sicuramente è stato un grande artista, ma non certo tanto da dedicargli interamente un museo. Insomma, la politica  è stata lesta, ha trovato i fondi da Roma che prontamente sono arrivati, il tutto sponsorizzato dal PD Nazionale, ovviamente con il consenso dei politici locali.
Lesti nel chiudere mercato, lesti nel trovare alternative, deboli però quando si tratta di difendere le associazioni che spesso fanno la differenza, quando si tratta di aiutare i cittadini più indigenti.
Abbiamo firmato un contratto e nonostante le poche risorse economiche abbiamo pagato,  a differenza di molti che hanno in locazione proprietà del comune e da anni non versano un euro (fonte sicura) pur guadagnando.
Comunque, oggi è solo l’inizio di una resistenza, contro questa scellerata scelta, oggi il mercato, domani lo stadio, dopodomani cosa ci aspetta?
Pertanto, in questi mesi tesseremo una rete con altre realtà che da sempre sono in prima linea, per non abbandonare questa battaglia, organizzeremo altri eventi e sicuramente saremo piu’ incisivi, ci saranno grosse novità.

Aperimangi: l’aperitivo di riappropriazione di spazi pubblici

Il “Mangi chi ha fame”, il banco alimentare con obiettivo socio-educativo fondato e condotto dal Progetto Comunità Aperta di Pietrasanta, che vede coinvolti tra le fila dei volontari anche pazienti ed ex pazienti del servizio, invita amici e cittadini a partecipare sabato 19 maggio, dalle ore 18 alle ore 21, ad un apericena solidale presso il Mercato Coperto di Pietrasanta, attuale sede del progetto almeno fino al 31 di agosto: data in cui siamo stati ufficialmente avvisati di sfratto. Noi abbiamo chiesto e continueremo a chiedere all’amministrazione comunale un’altra stanza da utilizzare, possibilmente, contrariamente agli accordi affittuari attuali, ad utilizzo gratuito. Il non avere spazi a disposizione sarebbe causa della fine di questo progetto in cui noi crediamo e riteniamo di importante valore sociale e di inclusione. Nel corso dell’evento avremo modo coi presenti di spiegare meglio il nostro operato e le criticità che ci troviamo ad affrontare. Sarà un evento di protesta ma sicuramente anche di “festa”. Vi chiederete cosa abbiamo da festeggiare …e noi vi rispondiamo che brinderemo alla nostra voglia di continuare e allo spirito di gruppo che ci contraddistingue, augurandoci di vedervi partecipare numerosi. Il Mercato cittadino è da sempre il cuore pulsante di una città, a prescindere dall’essere o non essere del “Mangi chi ha fame” quel mercato per noi doveva essere rivalutato e avvalorato, sicuramente non trasformato nell’ennesimo museo: a Pietrasanta città d’arte le gallerie già non mancano e sottolineiamo che anche il mercato è cultura di popolo. Per un giorno i cittadini occuperanno simbolicamente un proprio spazio cittadino.
Presentazione dell’ultimo libro di Lorenzo Micheli
L’ apericena sara’ ad offerta libera
(con il ricavato andremo a pagare i restanti mesi di affitto e merce alimentare nei mesi che i supermercati non consentono raccolte).

l’evento

https://www.facebook.com/events/2038271563107638/

okkupiamo gli spazi pubblici

Il “Mangi chi ha fame”, il banco alimentare con obiettivo socio-educativo fondato e condotto dal Progetto Comunità Aperta di Pietrasanta, che vede coinvolti tra le fila dei volontari anche pazienti ed ex pazienti del servizio, invita amici e cittadini a partecipare sabato 19 maggio, dalle ore 18 alle ore 21, ad un apericena solidale presso il Mercato Coperto di Pietrasanta, attuale sede del progetto almeno fino al 31 di agosto: data in cui siamo stati ufficialmente avvisati di sfratto. Noi abbiamo chiesto e continueremo a chiedere all’amministrazione comunale un’altra stanza da utilizzare, possibilmente, contrariamente agli accordi affittuari attuali, ad utilizzo gratuito. Il non avere spazi a disposizione sarebbe causa della fine di questo progetto in cui noi crediamo e riteniamo di importante valore sociale e di inclusione. Nel corso dell’evento avremo modo coi presenti di spiegare meglio il nostro operato e le criticità che ci troviamo ad affrontare. Sarà un evento di protesta ma sicuramente anche di “festa”. Vi chiederete cosa abbiamo da festeggiare …e noi vi rispondiamo che brinderemo alla nostra voglia di continuare e allo spirito di gruppo che ci contraddistingue, augurandoci di vedervi partecipare numerosi. Il Mercato cittadino è da sempre il cuore pulsante di una città, a prescindere dall’essere o non essere del “Mangi chi ha fame” quel mercato per noi doveva essere rivalutato e avvalorato, sicuramente non trasformato nell’ennesimo museo: a Pietrasanta città d’arte le gallerie già non mancano e sottolineiamo che anche il mercato è cultura di popolo. Per un giorno i cittadini occuperanno simbolicamente un proprio spazio cittadino.

Il costo dell’apericena sarà di 5 euro a persona (con il ricavato andremo a pagare i restanti mesi di affitto e merce alimentare nei mesi che i supermercati non consentono raccolte).

A breve ulteriore aggiornamenti sull’evento!

aspiranti Sindaco

Una mattina molto partecipata presso la sala della Croce verde di Pietrasanta, dove i candidati Sindaci della nostra città hanno avuto modo di confrontarsi sulla questione dipendenze. Non possiamo che essere soddisfatti di come si è svolta questa mattinata, si è parlato di dipendenze, si è discusso delle associazioni di Volontariato che danno un grande contributo alla nostra città. La Dott.ssa Denise Gazzarrini medico del PCA ha svolto una puntuale presentazione su come le dipendenze agiscono sul nostro cervello e soprattutto su quali interventi sono possibili per curare queste patologie. Inoltre è stato spiegato come le attività sociali sono importanti per la riuscita di una terapia, è stato posto l’accento sull’importanza della riduzione del danno e non ultimo sulla qualità della vita di chi usa sostanze stupefacenti e che grazie ad alcuni interventi terapeutici molti ragazzi riescono a mantenere il proprio posto di lavoro.
Nel corso della mattinata che ha visto come moderatore il Presidente del PCA Luca Bonci è stato presentato ai candidati  un documento scritto dal PCA dove si evidenziano le criticità della struttura.
Una riunione molto partecipata anche da cittadini comuni, per la cronaca è intervenuto anche il neo Senatore Massimo Mallegni che ha raccontato la sua esperienza con il nostro servizio.
Tutti i candidati hanno sottoscritto il documento è hanno convenuto che il servizio che svolgiamo dece essere mantenuto, bisogna fare il possibile per fermare questa corsa ai tagli alla sanità pubblica. Tra tutti, ovviamente per la sua esperienza Ettore Neri era su un terreno a lui più congeniale, visto i suoi trascorsi di Sindaco di Seravezza ma anche gli incarichi alla Società della Salute. Neri, ha chiesto una modifica al documento, quella di impegnare tutti i comuni della Versilia storica a farsi carico delle esigenze del PCA.  Giovannetti ha esordito ricordando che un suo familiare aveva avuto problemi di dipendenza, Giovannetti in particolare ha chiesto dettagli sui costi delle attività sociali del PCA. Daniele Mazzoni, puntuale ha raccontato la sua esperienza di Vicesindaco, i rapporti con il PCA e su come sia importante l’integrazione di queste persone, la mensa sociale. Bene anche Elisa Bartoli che ha detto che le amministrazioni locali devono supportare esperienze come quella del PCA. Marco Dati, si è invece chiesto; su come mai siamo tutti d’accordo, mentre invece oggi siamo a discutere i problemi del PCA? Infine, Nicola Briganti ha parlato delle droghe leggere e sull’importanza di legalizzarle.
Come operatori della struttura non possiamo che essere contenti su come si è svolto questo appuntamento voluto dal PCA. Ovviamente noi ci aspettiamo che le cose dette, gli impegni presi devono essere mantenuti, l’attenzione per i servizi sociosanitari, tutti, devono essere supportate senza se e senza ma.
Inutile dire che la nostra azione non si ferma a questa mattinata, continuerà nel corso della campagna elettorale creando eventi, facendo informazione sul territorio alfine di pubblicizzare questa realtà che benché sia presente da oltre 30 anni sul nostro territorio è ancora sconosciuta a molti cittadini.

 

Tormentone tossico

altro giro altra corsa;
riparte il nostro tormentone, stavolta tocca alla Valentina Torri psicologa presso l PCA, evidentemente aveva  piu’ energie.
Insomma,  una mamma grida al mondo che è in atto una corsa contro il tempo per salvare questa figlia e nessuno, dico nessuno, ha speso una parola, in particolare la politica si gira dall’altra parte, come se l’appello fatto dalla Mamma fosse rivolto al PCA o chissà a quale entità.
Dico, ma non vi vergognate, oltretutto e bene che si sappia che questo non ‘è un caso isolato sia chiaro, così come deve essere chiaro che la bacchetta magica non esiste, ma rimane il fatto che tocca alla politica dare delle risposte.
La signora in questione che ho contattato personalmente ha raccontato una serie di aneddoti allucinanti, si è scontrata con la burocrazia che spesso diventa un ostacolo insormontabile anche per chi vuole curarsi.
Stiamo vivendo una nuova fase per quanto riguarda le dipendenze, i servizi si devono attrezzare è stare al passo con i tempi, non è possibile che il crimine sia più avanti. Abbiamo bisogno di un sostegno per le  famiglie, strutture dove almeno la fase più acuta della malattia si possa contenere.
Pochi giorni fa un incontro alla ASL con la presenza di tutti i Sindaci, abbiamo Urlato in quella stessa sede dove hanno tagliato un servizio con la complicità della politica, che se le cose non cambiano verranno sommersi dalle dipendenze, in particolare cocaina e Alcol,  ci troveremo ad affrontare problemi di ordine pubblico importanti.
Anche se per onestà va detto che il Serd di Viareggio lavora abbastanza bene, ovviamente con le risorse che hanno economiche e di personale.
Inoltre il pronto soccorso dovrebbe attrezzarsi con un reparto di emergenza per queste persone che con il tempo hanno sviluppato importanti malattie psichiatriche, spesso accade che i ricoveri sono veramente di fortuna, poche ore è il soggetto viene rimesso in strada con gravi difficolta per le famiglie.
La SDS è chiusa, la palla torna alla conferenza dei sindaci, che hanno recepito il grido dall’arme dei cittadini.
In materia di Sanità. 15 milioni di euro saranno tagliati per l’area nord ovest per aggiustare i bilanci, chi pagherà?
Stamani, mi raccontava una ragazza che ricoverata passando dal PS, nonostante fosse in una situazione grave,  paralizzata, gli veniva detto che la RS non poteva farla perchè la causa di tutto non era dovuta da una caduta, risultato a pagamento.
Aggiungiamo che i cittadini pagano le tasse e pretendono servizi, invece la strategia è nella privatizzazione, forse le nuove generazioni non avranno assistenza sanitaria se non quella a pagamento.
Invitiamo i cittadini ad unirsi ai comitati cittadini per informare, agitare e propagandare.

Insomma una comunità sana è sicuramente un buon investimento per il futuro.