Difesa diritti dei tossicodipendenti

E’ una associazione che nasce nel 2000 quando il PCA muoveva i primi passi. Associazione voluta per volere dei Compagni Marco Dal Porto, Daniele Baldi e Nando Melillo.
L’intento, lo sforzo fatto in questi anni è stato quello di coinvolgere Utenti e anche cittadini comuni nel promuovere iniziative, ma sopratutto informare gli utenti sulle corrette cure per quanto riguarda la cura per le tossicodipendenze.
Va detto che quando è nata l’associazione c’erano tanti problemi, sia per l’accesso alle terapie, intanto i dosaggi adeguati ma sopratutto sui diritti, in particolare la battaglia fatta è stata quella di mettere in condizione l’utente di svolgere una vita normale, affidando il farmaco. Oggi per legge il metadone può’ essere affidato fino a 30 gg, addirittura può’ essere prescritto anche dal medico di famiglia previo piano terapeutico del serd.
Oggi 2019 sono stati fatti tanti passi avanti, grazie anche all’informazione del PCA che con Roberto Nardini ha tenuto conferenze in tutta Italia.

Segue video di Francesca Corchia Nando Melillo e Valentina Torri
il sito

PCA&INFORMAZIONE

Stamani si sono concluse come da programma le due giornate presso l’istituto Professionale alberghiero G. Marconi di Seravezza. Alla presenza di circa 70 alunni, 4 classi che sono state suddivise nei due giorni. Abbiamo affrontato alcuni temi tra cui le dipendenze, spiegando il pericolo delle droghe, soprattutto come funzionano e quali danni producono nel tempo al cervello. L’uso e l’abuso.
Altro argomento le famiglie che spesso non hanno gli strumenti e le informazioni giuste per affrontare il problema.
Nel primo giorno è stato proiettato un docu film del regista Antonello Branca, (Antonio e Filomena)dove si racconta la storia, le difficoltà di 2 giovani tossicodipendenti negli anni 70. Purtroppo ad oggi poco è cambiato, l’attenzione a questi temi è pressoché inesistente.
A seguire il dibattito moderato da Valentina Torri e Nando Melillo
La seconda giornata è stata dedicata alla prevenzione, soprattutto sui pericoli dell’Aids, lo scambio di siringhe, l’uso del preservativo, il pericolo dei rapporti occasionali, condotto da M. Cristina Tognetti dell’Anlaids.
Alla fine sono stati distribuiti preservativi ai presenti.
Non ultimo, il tema sanità pubblica e i servizi come il PCA che ad oggi sono a rischio per mancanza di risorse. 
Tuttavia non ci arrendiamo, nonostante le difficoltà oggettive continuiamo con il nostro programma sulla prevenzione.

Segnaliamo che Giovedì 28, il comitato sanità contro il depotenziamento dell’ospedale Versilia sarà al mercato per informare i cittadini sulla situazione cure e dipendenze al PCA.

– 2018 –

Come è consuetudine alla fine dell’anno mettiamo alla vostra attenzione una breve relazione del nostro servizio. Rispetto allo scorso anno non ci sono novità di rilievo nelle attività giornaliere, l’unica news è il ritorno dell’eroina nel mercato dello spaccio minuto.

Purtroppo la grave situazione in Afghanistan ha sicuramente favorito il mercato dell’oppio, che arriva nelle piazze delle nostre città a prezzi veramente bassi, si parla di 5 euro per una dose! Nel tempo è cambiata la modalità di acquisto e soprattutto di consumo, i tossicodipendenti tendono sempre più a fumarla, sniffarla,  ma non mancano quelli che ancora preferiscono iniettarla, anche se dal punto di vista della dipendenza non cambia niente. La presenza degli utenti del PCA più o meno si attesta sui 160 unità, solo l’estate tende ad aumentare.
Il dato più importante rimane quello sommerso, si tratta di persone coinvolte nel consumo è sconosciute ai servizi che per vari motivi ne sono lontani, pensando di risolvere il problema tra le mura di casa.
Rileviamo un aumento di persone segnalate alla prefettura per consumo e acquisto di stupefacenti.

Per quanto riguarda la nostra utenza (Versilia nord) la cocaina rimane al primo posto, spesso insieme all’alcol e bdz, purtroppo, nonostante i nostri appelli, ci sono ancora medici compiacenti che continuano a prescrivere psicofarmaci senza controllo. A fronte di questo la strategia del PCA non può che essere la riduzione del danno, informazione e la prevenzione. Per quanto riguarda le attività sociali, nella fattispecie svolti la mattina. Sono stati analizzati circa 1000 esami per la ricerca di metaboliti, circa 500 colloqui motivazionali, tra cui 50 contatti telefonici, va anche detto che per continuare queste pratiche ci vogliono risorse economiche, che sempre più nel tempo si sono assottigliate. Va ricordato che per far aderire un utente ad un programma non è cosa semplice, in particolare quando si tratta di cocaina. Vale la pena ricordare il progetto “Mangi chi ha fame” attualmente con sede abusiva al mercato coperto, che nel corso dell’anno ha distribuito numerosi pacchi spesa, in collaborazione con Utenti e cittadini comuni. Inoltre nel corso dell’anno è stato allestito presso il mercato coperto una distribuzione di abiti usati.

Presso la nostra sede sono a disposizione preservativi (in collaborazione con Anlaids) e siringhe nuove, ne abbiamo distribuite circa 100.

Quest’anno abbiamo affrontato anche il tema della Ludopatia, purtroppo le presenze allo sportello sono state veramente poche e difficili, anche perché la dipendenza dal gioco non è ancora vissuta come un problema.

Sul piano politico, a livello nazionale è sparita la conferenza nazionale sulle tossicodipendenze, la quale metteva a confronto tutti gli operatori del settore. In Italia manca, una struttura di allerta sostanze, che in caso di overdose, si possa analizzare la sostanza trovata per ricercare eventuali tagli mortali.

A livello locale invece la situazione è rimasta invariata, la nuova amministrazione che si è insediata per adesso non ha dato seguito al suo programma di mandato rispetto alla dipendenze.

Il PCA versa sempre in una situazione finanziaria precaria, ma anche strutturale, fu proprio il vice Sindaco  Elisa Bartoli che all’indomani di una sua visita ebbe a dichiarare che la sede non è adatta.
La ASL nonostante da un anno ha annunciato una manifestazione di interesse per questo servizio, va avanti a forza di proroghe con le stesse condizioni economiche che per il servizio non bastano, tanto che aspettiamo il finanziamento dalla regione che tarda ad arrivare.
si rischia l’implosione (ndr)

Tuttavia rimaniamo fiduciosi che la situazione si risolva quanto prima, cogliamo l’occasione per fare gli auguri all’amministrazione comunale .

http://www.sims.it

servizio di rete Versilia 

Salute: ludopatia, dipendenze e mindfulness, tre appuntamenti con i martedì del benessere

I gruppo di terapia sono promossi da Pca, Bcc e Comune di Pietrasanta.

Ludopatia e dipendenze per i “Martedì del Benessere” con lo psicoterapeuta Simone Lenzoni. Al via il ciclo di appuntamenti serali al Centro Formazione Osterietta (Versilia Format, via Osterietta, 1) promossi dal Progetto Comunità Aperte in collaborazione con il Comune di Pietrasanta finanziati dalla Banca del Credito Cooperativo della Versilia Lunigiana e Garfagnana che focalizzano l’attenzione sulla dipendenza in particolare del gioco che tocca da vicino un centinaio di versiliesi. Ma non solo: gli incontri, aperti a tutti, ruotano intorno alla tecnica rigenerante del mainfulness (Per Mindfulness si intende un’attitudine che si coltiva attraverso una pratica di meditazione sviluppata a partire dai precetti del buddhismo e volta a portare l’attenzione del soggetto in maniera non giudicante verso il momento presente. )che consente di passare da uno stato di sofferenza a una percezione soggettiva di benessere, grazie alla conoscenza profonda degli stati mentali. Primo appuntamento martedì 13 novembre (dalle ore 20.00). Gli altri due appuntamenti sono in agenda martedì 20 novembre e martedì 4 dicembre sempre dalle 20.00 in poi.

 

“Il ciclo di incontri è frutto del percorso iniziato lo scorso anno tra l’amministrazione, il Pca e Bcc – spiega Elisa Bartoli, Assessore al Sociale – che portiamo avanti con grande forza e vigore convinti che l’informazione e la formazione anche per i familiari al contrasto delle dipendenze, siano la strada giusta per strappare mariti, mogli, figli, nipoti ed amici da una spirale che porta verso l’autodistruzione. Le dipendenze da slot e dal gioco sono purtroppo ancora molto sottovalutare dalla comunità ed è per questa ragione che vogliamo tenere alta l’attenzione aiutare chi ci è caduto dentro e coloro che vivono a stretto contatto con queste situazioni”.

 

Per informazioni e partecipazione è possibile rivolgersi al numero 338.2504974.

Aperimangi: l’aperitivo di riappropriazione di spazi pubblici

Il “Mangi chi ha fame”, il banco alimentare con obiettivo socio-educativo fondato e condotto dal Progetto Comunità Aperta di Pietrasanta, che vede coinvolti tra le fila dei volontari anche pazienti ed ex pazienti del servizio, invita amici e cittadini a partecipare sabato 19 maggio, dalle ore 18 alle ore 21, ad un apericena solidale presso il Mercato Coperto di Pietrasanta, attuale sede del progetto almeno fino al 31 di agosto: data in cui siamo stati ufficialmente avvisati di sfratto. Noi abbiamo chiesto e continueremo a chiedere all’amministrazione comunale un’altra stanza da utilizzare, possibilmente, contrariamente agli accordi affittuari attuali, ad utilizzo gratuito. Il non avere spazi a disposizione sarebbe causa della fine di questo progetto in cui noi crediamo e riteniamo di importante valore sociale e di inclusione. Nel corso dell’evento avremo modo coi presenti di spiegare meglio il nostro operato e le criticità che ci troviamo ad affrontare. Sarà un evento di protesta ma sicuramente anche di “festa”. Vi chiederete cosa abbiamo da festeggiare …e noi vi rispondiamo che brinderemo alla nostra voglia di continuare e allo spirito di gruppo che ci contraddistingue, augurandoci di vedervi partecipare numerosi. Il Mercato cittadino è da sempre il cuore pulsante di una città, a prescindere dall’essere o non essere del “Mangi chi ha fame” quel mercato per noi doveva essere rivalutato e avvalorato, sicuramente non trasformato nell’ennesimo museo: a Pietrasanta città d’arte le gallerie già non mancano e sottolineiamo che anche il mercato è cultura di popolo. Per un giorno i cittadini occuperanno simbolicamente un proprio spazio cittadino.
Presentazione dell’ultimo libro di Lorenzo Micheli
L’ apericena sara’ ad offerta libera
(con il ricavato andremo a pagare i restanti mesi di affitto e merce alimentare nei mesi che i supermercati non consentono raccolte).

l’evento

https://www.facebook.com/events/2038271563107638/

Tormentone tossico

altro giro altra corsa;
riparte il nostro tormentone, stavolta tocca alla Valentina Torri psicologa presso l PCA, evidentemente aveva  piu’ energie.
Insomma,  una mamma grida al mondo che è in atto una corsa contro il tempo per salvare questa figlia e nessuno, dico nessuno, ha speso una parola, in particolare la politica si gira dall’altra parte, come se l’appello fatto dalla Mamma fosse rivolto al PCA o chissà a quale entità.
Dico, ma non vi vergognate, oltretutto e bene che si sappia che questo non ‘è un caso isolato sia chiaro, così come deve essere chiaro che la bacchetta magica non esiste, ma rimane il fatto che tocca alla politica dare delle risposte.
La signora in questione che ho contattato personalmente ha raccontato una serie di aneddoti allucinanti, si è scontrata con la burocrazia che spesso diventa un ostacolo insormontabile anche per chi vuole curarsi.
Stiamo vivendo una nuova fase per quanto riguarda le dipendenze, i servizi si devono attrezzare è stare al passo con i tempi, non è possibile che il crimine sia più avanti. Abbiamo bisogno di un sostegno per le  famiglie, strutture dove almeno la fase più acuta della malattia si possa contenere.
Pochi giorni fa un incontro alla ASL con la presenza di tutti i Sindaci, abbiamo Urlato in quella stessa sede dove hanno tagliato un servizio con la complicità della politica, che se le cose non cambiano verranno sommersi dalle dipendenze, in particolare cocaina e Alcol,  ci troveremo ad affrontare problemi di ordine pubblico importanti.
Anche se per onestà va detto che il Serd di Viareggio lavora abbastanza bene, ovviamente con le risorse che hanno economiche e di personale.
Inoltre il pronto soccorso dovrebbe attrezzarsi con un reparto di emergenza per queste persone che con il tempo hanno sviluppato importanti malattie psichiatriche, spesso accade che i ricoveri sono veramente di fortuna, poche ore è il soggetto viene rimesso in strada con gravi difficolta per le famiglie.
La SDS è chiusa, la palla torna alla conferenza dei sindaci, che hanno recepito il grido dall’arme dei cittadini.
In materia di Sanità. 15 milioni di euro saranno tagliati per l’area nord ovest per aggiustare i bilanci, chi pagherà?
Stamani, mi raccontava una ragazza che ricoverata passando dal PS, nonostante fosse in una situazione grave,  paralizzata, gli veniva detto che la RS non poteva farla perchè la causa di tutto non era dovuta da una caduta, risultato a pagamento.
Aggiungiamo che i cittadini pagano le tasse e pretendono servizi, invece la strategia è nella privatizzazione, forse le nuove generazioni non avranno assistenza sanitaria se non quella a pagamento.
Invitiamo i cittadini ad unirsi ai comitati cittadini per informare, agitare e propagandare.

Insomma una comunità sana è sicuramente un buon investimento per il futuro.

VERSILIA: Progetto Comunità Aperta (PCA) , INTERVISTA con Nando Melillo

di Valentina Mozzoni
PROGETTO COMUNTA´ APERTA
Durante il periodo pre-elettorale, sentiamo parlare in maniera quasi compulsiva di molti degli argomenti che stanno a cuore ai cittadini, tutti i politici sembrano essersi svegliati da quel torpore che, in genere, li caratterizza nella pausa tra una elezione e quella successiva, poi, ad un certo punto e´un po`come a Natale, tolti gli addobbi, sembra proprio che nelle scatole, in soffitta, finiscano anche il calore e l´umanita` delle persone, anche se non ovunque è così, per fortuna.
Esiste un luogo, un luogo di rifugio, dedicato a persone che hanno bisogno di aiuto per combattere problemi di tossicodipendenza, dove ho dovuto faticare per fare questa intervista, qui la porta non si chiude MAI e c`é sempre qualcuno ad accoglierti quando il mondo intero e la societa` ti rifiutano, ma sono tutti un po`schivi e hanno sempre un gran da fare.
Ecco, quell´ancora di salvezza con un`utenza da far paura e tre piccole stanze come sede, che da troppo tempo attendono di essere ristrutturate, si chiama P.C.A., Progetto Comunita`Aperta, che ha collaborato e affiancato il S.E.R.T. di Pietrasanta per diverso tempo, poi, dal momento della chiusura dello stesso, funziona da proiezione del S-E.R.D. di Viareggio ma, taglia oggi, taglia domani, anche questa realtà è al limite delle sue forze e rischia di collassare, avendo più che dimezzato sia i tempi di assistenza che quelli di somministrazione dei farmaci di ausilio, considerata poi la realtà alla quale non ci si può assolutamente sottrarre, vale a dire, un tossicodipendente, come qualsiasi altro paziente, se non curato idoneamente costa il doppio di quello che potrebbe costare al Servizio Sanitario se curato in maniera idonea, perché la tossicodipendenza è una patologia, tirando le somme, il quadro che si presenta non è certo dei migliori. Il P.C.A., inoltre, non ha più la convenzione con la Asl, per questo servizio, e va avanti prorogando quella scaduta da circa un anno. Appena entri in sede, ti accoglie Nando Melillo, una persona adatta al ricevimento grazie alle sue innate qualità: simpatia, estrema disponibilità, discrezione e grande competenza. Si tratta di un operatore che lavora a fianco del team specialistico del quale fanno parte, oltre a lui, due psichiatri, la dott.ssa Denise Gazzarrini e la dott.ssa Mata Hernadez Belen, una psicologa, la dott.ssa Valentina Torri, un´infermiera professionale, Liliana Biagi, un´impiegata amministrativa, Francesca Nardini.
A Nando ho un sacco di domande da fare, soprattutto ho la necessità di sapere quali siano le criticità di questo servizio, ma non me ne da il tempo e finisce per travolgermi,come un fiume in piena, con tutta la passione con cui svolge il suo lavoro sulla strada, tra le persone che hanno bisogno del suo aiuto, dandomi un milione di ragioni per farmi credere di essere nel posto giusto a raccontare di questo progetto che, ahimè, sta rischiando grosso.
“Attualmente, con i tagli verticali operati dalla Asl, a malapena riusciamo a restare in piedi – riferisce Nando – stiamo usufruendo di un fondo regionale, che avrà poco più di qualche mese di autonomia, e un finanziamento dell´Amministrazione Comunale ottenuto nel periodo in cui era guidata da Massimo Mallegni. Se queste risorse termineranno, senza che qualcuno abbia provveduto, siamo destinati a cessare il servizio. Purtroppo la tossicodipendenza è tuttora considerata un argomento scomodo, con cui la società fa una gran fatica a rapportarsi e ciò comporta che le strutture che se ne occupano siano sempre poco rappresentate nonostante si sia a conoscenza del fatto che esiste un substrato di utenza che non accede, o forse, sarebbe il caso di dire, che non riesce ad accedere al progetto di recupero.
Il nostro è un servizio alla comunità di Pietrasanta ma anche a quelle limitrofe, assistiamo circa 160 pazienti, ci occupiamo prevalentemente di tossicodipendenze da eroina e cocaina ma, in questo periodo, ha preso il via anche un progetto pilota dedicato alla ludopatia. Il nostro intervento, dati i finanziamenti su cui possiamo contare, come accennato prima totalmente insufficienti, cerca di migliorare la qualità di vita dei nostri pazienti, puntiamo a ridurre il danno, ad esempio, forniamo assistenza medica con farmaci di ausilio come il metadone, distribuiamo siringhe nuove se ci portano quelle usate, contraccettivi che impediscano il diffondersi di malattie sessualmente trasmissibili, siamo sempre pronti ad intervenire come una vera e propria unità di strada, perché è da questo punto che siamo partiti, dalla strada, oltre a fare formazione e a dare sostegno psicologico e psichiatrico a chi si rivolge a noi. Uno dei drammi che spesso affrontiamo, al meglio delle nostre possibilità, è quello delle politossicodipendenze, che intervengono nel momento in cui, all`abuso di sostanze, si somma quello di alcol e psicofarmaci, questo il quadro assistenziale del P.C.A.. Per quanto concerne l´aspetto amministrativo, invece, essendo il Comune di Pietrasanta commissariato, al momento, e con il fatto che presto si procederà a nuove elezioni, abbiamo la speranza di comparire nei programmi elettorali dei politici che si candideranno. Speriamo che si rendano conto che il P.C.A. svolge un servizio determinante per il nostro territorio, da oltre 30 anni, e che la sua soppressione lascerebbe i pazienti, sia quelli attualmente in cura che i potenziali fruitori del servizio, senza la benché minima ancora di salvezza. Inoltre con la riorganizzazione della Asl in area vasta, per noi è sempre più difficile trovare un interlocutore che si prenda veramente a cuore la sorte della nostra struttura, e questo a livello locale. A livello nazionale, invece, i politici si dovrebbero rendere conto dell´opportunità di ricostituire quella che era la Conferenza Nazionale sulle Droghe, affinché si possa monitorare la situazione su tutto il territorio e implementare i servizi secondo le reali esigenze dei pazienti, attivando, ad esempio, l´ allerta rapida che consiste nell´esame immediato delle sostanze che sono oggetto di sequestro affinché possano essere allertati i tossicodipendenti nel caso circolino partite di droga letali, come spesso accade, a causa dell´alterazione della loro composizione, insomma, quelle che in gergo sono definite “tagliate male” e possono causare la morte di chi le assume, nel giro di pochi minuti. Un´altro aspetto molto importante, di cui con il tempo abbiamo potuto valutare gli aspetti positivi, è la possibilità di affiancare al progetto di recupero dei tossicodipendenti, quello della borsa lavoro, spesso i soggetti che fanno uso di sostanze stupefacenti sono persone che provengono da numerosi fallimenti, nella loro vita, il fatto di sentirsi nuovamente utili, coadiuva in maniera preponderante l´attività terapeutica”.
A conclusione di questa intervista interviene anche la dott.ssa Denise Gazzarrini per spiegarci, in maniera più tecnica, in cosa consiste la tossicodipendenza: “tutte le sostanze di cui abbiamo parlato agiscono a livello dei nuclei celebrali che sono quelli della ricompensa nel sistema del piacere. Questo è stato rilevato anche per quanto riguarda il comportamento e non solo l´uso di sostanze, come nel caso del gioco d´azzardo patologico, significa che, la ricompensa che ne deriva, va ad agire sulle stesse aree cerebrali che si attivano con le droghe, con l´alcol, la nicotina e anche con il gioco in individui predisposti, quindi, la tossicodipendenza o la dipendenza sono il risultato dell´interazione tra il substrato genetico-cerebrale dell´individuo, che quindi è predisposto, e la sostanza stessa o il comportamento. Questa una delle novità degli ultimi anni, anche se, al momento, è rientrato, in qualità di comportamento patologico, soltanto la ludopatia, ma sono sotto studio altri comportamenti che causano dipendenza.”
Per chiunque abbia bisogno di aiuto o intenda sapere di più su questo progetto, può visitare il sito del P.C.A.
 
valentina mozzoni

al team si è aggiunta la Dott.ssa Alberti Francesca che attualmente affianca la Dott.ssa Valentina Torri per i colloqui sulla Ludopatia (ndr)

Gratta e vinci. La riga in più

di Francesca Alberti (Psicologa)

Che lo stato avesse utilizzato potenti strategie di marketing per pubblicizzare i gratta e vinci ormai è cosa nota, ma che arrivasse addirittura a sfruttare i meccanismi delle tossicodipendenze per aumentare la dipendenza del consumatore, lo trovo di una scorrettezza subdola e malsana. Quello stato che con l’articolo 32 della costituzione dovrebbe tutelare la salute come fondamentale diritto dell’individuo e della collettività, arriva invece a far ammalare i cittadini sfruttando i meccanismi della dipendenza. I nuovi gratta e vinci chiamati Milionario sono stati appositamente studiati per sfruttare la tolleranza; La tollleranza è quel fenomeno che si verifica quando una data dose di sostanza, dopo somministrazioni ripetute, produce un effetto minore di quello ottenuto alla prima somministrazione, oppure quando si debbano utilizzare dosi maggiori per ottenere gli effetti desiderati. La pubblicità parla chiaro: gratta e vinci presenta i nuovi miliardari, i biglietti con Una riga in più da grattare.
Chi è malato di ludopatia compra i ” grattini”  perché non riesce a trattenersi dall’impulso di giocare, ha bisogno di provare quella scarica di sensazioni , sia che si vince o che si perde ormai poco importa. Razionalmente ci si racconta che si gioca per vincere o per rifarsi dalle perdite, ma chi ormai è entrato nella spirale della Ludopatia ha bisogno di grattare come il tossicodipendente ha bisogno di farsi per sentirsi sballato. Quella riga in più di cocaina per sentire lo stesso effetto e cosi quella riga in più da grattare per sentirsi eccitati. Se per la dipendenza da nicotina lo stato ha cercato di informare i consumatori sui possibili effetti dannosi provocati dal fumo , mettendo sui pacchetti di sigarette scritte ed immagini ad hoc, per il gioco d’azzardo patologico non viene effettuata nessuna campagna d’informazione. Anzi si cerca in tutti i modi di incentivarne il consumo , con pubblicità ingannevoli che mettono in risalto solo le vincite. Eppure i malati ci sono e crescono vertiginosamente distruggono le loro vite e quelle dei familiari dilapidando nei casi più gravi i risparmi di una vita, si rivolgono ai servizi quando ormai hanno completamente perso il controllo, quando il castello di bugie dove si erano rifugiati é ormai crollato.

IL PCA : CONOSCERE LA STORIA

Come e perché è nato il Progetto Comunità Aperta (PCA)

Una storia conosciuta pone chiunque in grado di valutare meglio, di compiere scelte più coerenti e, in definitiva, migliori. Per questo chiedo ai destinatari la pazienza di scorrere questo messaggio che, nonostante lo sforzo di sintesi, non può essere brevissimo.
In principio in Versilia, quando già i primi tossicodipendenti iniziarono a creare problemi fra la gente ed a chiedere soccorso agli ospedali ed ai medici, non c’era niente. Fummo proprio noi, un gruppo di volontari organizzati come ACM (Associazione di Controinformazione Medica), a reclamare ed ottenere i primi servizi strutturati. Correva l’anno 1977. Dopo alcuni scontri sfociati anche in vicende giudiziarie, a Pietrasanta nacque il primo centro versiliese di assistenza ai tossicodipendenti in attuazione di quanto disposto dalla allora del tutto inapplicata legge 685/1975. Fu messa a disposizione una stanzetta all’Ospedale Lucchesi e ci assegnarono un medico ed un’infermiera. Così cominciammo a lavorare fra mille difficoltà e fatti spesso segno della disapprovazioni di molti. A Viareggio, salvo un medico di famiglia che si era messo a prescrivere morfina, non c’era ancora niente, ma quel medico non ne poteva più. Era talmente assediato dai tossicodipendenti tanto che era arrivato a consegnare le ricette sulla canna del fucile!
Quando il servizio passò nel distretto, vi furono assegnati due medici a 12 ore settimanali ciascuno, e un’infermiera. Tutto il resto era lavoro di volontariato. Nacque così “L’Esperienza di Pietrasanta” i cui risultati, indiscutibilmente promettenti, vennero pubblicati su diverse riviste scientifiche e sul bollettino del ministero della sanità. Perché? Semplicemente perché ci si era dotati di una direzione scientifica che ci aveva guidato nella ricerca dei materiali di riferimento. L’aveva assunta Alessandro Tagliamonte, allora Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Cagliari, che aveva condiviso l’esperienza e si era offerto di presentare la nostra prima pubblicazione “Il Diavolo non Esiste” al centro culturale “Luigi Russo”. Quindi noi siamo stati i primi fondatori e conduttori del servizio pubblico di Pietrasanta. Di questa esperienza, basata sui materiali della scuola di Dole & Nyswander, giunse notizia negli Stati Uniti, e fu proprio la dottoressa Nyswander ad apprezzarla in modo particolare con una lettera nella quale esprimeva il suo autorevole compiacimento, ed invitò il nostro gruppo a frequentare gli istituti di ricerca più accreditati negli Stati Uniti, dove ormai ci rechiamo con frequente periodicità e da qualche anno organizziamo la sezione internazionale della conferenza dell’AATOD (American Association for the Treatment of Opioid Dependance).
Quando la regione istituì i servizi pubblici i dati furono falsati dal sociologo della USL Viareggina per fare in modo che in Versilia, anziché due servizi autonomi, ne nascesse uno solo sotto il controllo di Viareggio dove le pratiche di assistenza erano molto diverse da quelle del centro di Pietrasanta e dove gli operatori procedevano in modo discutibile e senza alcun riferimento ai materiali scientifici. Nacque così un problema, e gli operatori di Viareggio provocarono una vera e propria persecuzione contro quelli di Pietrasanta, denunciandone l’operato perfino alla magistratura. Il contrasto si acuì allorquando a Pietrasanta vennero accolti alcuni pazienti estromessi da Viareggio e lasciati senza assistenza ad arrangiarsi per la strada. La dottoressa Fosca Re ebbe a subire una denuncia e soltanto dopo due anni fu prosciolta in istruttoria. Ma erano gli operatori di Viareggio che dialogavano con la regione, ed alla regione non c’erano allora le informazioni scientifiche oggi disponibili. Non era ancora riconosciuto il concetto di tossicodipendenza come evento patologico per i più cronico e recidivante. C’era soltanto un’impostazione ideologica veicolata da un gruppo di pseudo esperti per la quale si doveva soltanto alleviare la sindrome di astinenza con quantità di farmaco contenute, effettuare una sottrazione della terapia e poi procedere con interventi non medici. Circa alla metà degli anni ottanta, su espressa denuncia degli operatori viareggini, la regione minacciò noi e i nostri medici di vera e propria criminalizzazione se questi non avessero contenuto le dosi del metadone entro i 30 mg. e non le avessero ridotte con i ben noti scalaggi programmati. Tutte queste vicende possono essere descritte con tanto di nomi e cognomi dei protagonisti, anche se non ne vale la pena e non aggiungerebbe niente al succo della questione che ci interessa.
Fummo così costretti ad abbandonare quel centro che avevamo fondato, reclamato dalle istituzioni e condotto per molti anni con tanta passione e con tanto successo. Un successo che non era stato digerito da chi trattava i pazienti in ben altro modo ed intendeva legittimarsi in quelle pratiche che, oggi non ci sono dubbi, sono ben riconosciute come inefficaci, pericolose e oltretutto, illegittime. Le descriviamo sommariamente. Si accoglievano i pazienti dopo attese di settimane o mesi. Si somministrava loro pochissimo farmaco a scalare, così che questi continuavano gli abusi. Alla terza urina positiva i pazienti venivano cacciati e non potevano ripresentarsi che dopo tre mesi. E guai se avessero insistito per entrare prima o protestato! Nelle lettere di dimissione forzata, che ancora conserviamo nei nostri archivi, era contenuta un’esplicita minaccia di denuncia penale a chiunque avesse insistito per rientrare. In definitiva, venivano estromessi dalle cure proprio gli individui più bisognosi e più malati. Questa fu la politica introdotta anche a Pietrasanta dopo che i medici viareggini ne assunsero il controllo. Noi tornammo alla nostra attività di unità di strada ad assistere, del tutto impotenti, alla tragedia che si produsse. Pazienti stabilizzati e socialmente integrati tornarono in massa agli abusi. Alcuni morirono di overdose. Altri contrassero l’AIDS. Altri ancora furono incarcerati. Ci muovemmo insieme ad altre associazioni del territorio, ma le nostre proteste non furono ascoltate. Pietrasanta, in molti lo ricordano ancora, era diventata un centro di smistamento e di spaccio della droga e i tossicodipendenti avevano colonizzato diverse aree nei vari quartieri. La gente era letteralmente terrorizzata e spesso vittima di una criminalità diffusa e divenuta intollerabile. Lo scenario fu considerato con preoccupazione anche dalla amministrazione comunale che ammise, con ripetuti ordini del giorno, l’inadeguatezza del servizio pubblico e chiese all’autorità sanitaria di riconsiderare la politica in atto. Ma senza risultato. Fu così che la giunta comunale di allora incaricò il nostro gruppo e i suoi direttori scientifici, al momento Tagliamone dell’Università di Cagliari e Castrogiovanni dell’Università di Pisa, di elaborare un progetto di intervento che integrasse quello pubblico. La cosa era fattibile perché intanto un referendum, del quale eravamo stati fra i promotori, aveva annullato la norma per la quale i tossicodipendenti potevano ottenere assistenza medica soltanto nei presidi pubblici, e aveva restituito tale facoltà ad ogni esercente la professione medica. Il progetto prevedeva così la messa in funzione di medici universitari, per i quali era stato richiesto ed organizzato anche uno specifico dottorato di ricerca in tossicodipendenza. Si pensò che questi specialisti, inviati dall’università a fare tirocinio e ricerca presso il Gruppo SIMS, avrebbero potuto, in quanto medici, iniziare una attività di assistenza slegata dall’allora GOT. E così fu. Il progetto, denominato PCA (Progetto Comunità Aperta) fu inoltrato dall’amministrazione comunale di Pietrasanta, con l’adesione di altre cinque amministrazioni della Versilia, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, fu approvato e finanziato. Ma avendo, requisito allora richiesto, valenza multizonale, ammise come partecipanti anche diversi soggetti provenienti da altre realtà.
E’ chiaro che per le enormi differenze di formazione e quindi di impostazione metodologica, il PCA fu vissuto male dagli operatori del GOT. Si ricorda che una volta, due medici in formazione al PCA si recarono al GOT per discutere un caso e furono letteralmente spintonati fuori dalla dottoressa del centro pubblico.
La situazione in Versilia, però, era talmente deteriorata che si imponeva un cambiamento nelle politiche inefficaci portate avanti dal GOT, che intanto assumeva il nome di CMAS. E il cambiamento iniziò piano piano allorquando al CMAS di Viareggio, già rinominato SERT, fu incaricata come responsabile la dottoressa Aurora Valicenti, ancora operante nella nostra Azienda USL, che vale la pena di nominare. La dottoressa Valicenti ebbe l’accortezza di volersi documentare. Si incontrò con i nostri operatori, richiese dei materiali, esaminò la letteratura disponibile ed iniziò, sebbene fra mille difficoltà ed opposizioni, il lento processo di trasformazione del servizio. Nel frattempo noi eravamo stati convocati in commissione al Ministero della Sanità ed avevamo collaborato alla stesura delle prime linee guida sui trattamenti sostitutivi in attuazione degli esiti del referendum del 1993, modificazioni sostanziali che nei SERT continuavano ad essere ignorate. Fu così emanata la ben conosciuta circolare ministeriale n. 20 del 1994, ancora in vigore.
Poi le cose andarono progressivamente migliorando e progressivamente miglioravano anche i rapporti del servizio pubblico con il PCA. Alcuni operatori pubblici cambiarono. Furono assunte nel servizio pubblico due dottoresse che avevano seguito il dottorato di ricerca all’Università di Pisa e che erano state in borsa di studio di formazione e tirocinio presso di noi per un intero anno. E le cose cambiarono. Si crearono le condizioni per i primi contatti. Per le prime azioni in collaborazione. E più il SERT, si trasformava nel senso indicato dalla letteratura scientifica e dalle analisi delle esperienze cliniche, e più si intrecciavano rapporti e collaborazioni. Momenti di formazione erano state anche le periodiche conferenze nazionali sulla clinica organizzate dal Gruppo SIMS insieme alla SITD (Società Italiana Tossicodipendenze) e che avevano visto i contributi dei migliori ricercatori e clinici del mondo.
Si fecero così i primi accordi, i primi protocolli di interazione ed i giovani del territorio vennero a disporre di interventi maggiormente articolati, di orari più dilatati e di operatori che lavoravano in continuo dialogo e confronto fra di loro. Il PCA era diventato ed è tutt’ora, una componente importante della rete di assistenza, un patrimonio di conoscenze e di operatività che ha letteralmente trasformato la realtà di Pietrasanta ed, in parte, tutte quelle nelle quali il Gruppo SIMS organizza, su richiesta, corsi di formazione e di aggiornamento. Di qui la sollecitazione dell’attuale amministrazione comunale all’Azienda USL di procedere verso la stipula di una vera e propria convenzione per la prosecuzione e lo sviluppo di servizi medici apprezzati e riconosciuti come efficaci, e ritenuti ormai irrinunciabili. E’ utile ricordare che il precedente Direttore Generale della Azienda USL, dottor Pallini, aveva ipotizzato la concentrazione del servizio pubblico in un’unica sede a Viareggio, possibile in seguito alla attivazione di servizi medici meglio strutturati al PCA ed alla conseguente interazione in rete delle due realtà (cosa che, attualmente, è stata realizzata). Oggi i presidi versiliesi, con le due sedi di Viareggio e di Pietrasanta, sono certamente dei migliori fra molti rispetto alle capacità di accoglienza, di ascolto e di intervento. Sarebbe interessante illustrare in una riunione allargata, anche in regione, tutte le tappe e i dettagli di queste progressive realizzazioni comuni. Purtroppo, questo non è avvenuto ovunque in Toscana. Alcuni servizi toscani, infatti, non dispongono neanche degli strumenti minimi per la cura di casi presenti in numero non trascurabile in una popolazione di pazienti. Alcuni di questi, non trovando adeguata assistenza nei loro servizi di residenza, sono approdati a Pietrasanta, luogo conosciuto anche attraverso la rete telematica, come capace di erogare servizi altrove indisponibili.
E la storia si ripete. Alcuni SERT toscani, è comprensibile, non gradiscono queste migrazioni, né gradiscono l’attività di consulenza che è di routine al PCA. Spesso ci si limita ad illustrare a chi ce lo chiede i diritti che la legge stabilisce per i tossicodipendenti che intendono curarsi e i principi basilari della clinica ormai riconosciuta valida in ogni sede scientifica qualificata. Questo può avere disturbato gli operatori dei servizi che non rispettano quei diritti e che non seguono le linee guida diramate sia dal ministero che dalle società scientifiche, fino al punto di relegare i loro pazienti ad un rapporto sclerotizzato del tipo “prendere o lasciare”. Di questo, e degli abusi in uso in alcune carceri sui detenuti tossicodipendenti, abbiamo recentemente discusso anche con l’assessore alla sanità della Regione Toscana, il quale ci ha ascoltato con interesse e promesso di affrontare il problema prossimamente in un apposito tavolo organizzato (che poi non ha affatto organizzato). Nel frattempo gli abbiamo lasciato un pro memoria, ed ancora aspettiamo di essere convocati.
Ciò può provocarci problemi. Qualcuno ci ha anche già consigliato di non procedere in questa azione avvertita come disturbo nei confronti di quei SERT dai quali i pazienti si allontanano con la comprensibile convinzione di salvaguardare la loro salute. Così noi, anche per il rispetto delle intese intervenute fra Comune ed Azienda ASL, stiamo intanto consigliando, anche se non li possiamo obbligare (art. 113, legge 309/90 che sancisce il diritto degli utenti di scelta dei medici e dei luoghi di cura), tutti i non residenti in Versilia di riferirsi ai loro servizi, ai loro medici ed alle farmacie di residenza. Ma ce li mandiamo informati. Fra i pazienti del PCA è nata anni fa ed è operante una associazione di auto aiuto, il DDT (Difesa dei Diritti dei Tossicodipendenti) che ha lo scopo di tutelare i diritti dei pazienti in cura. E’ un’azione doverosa, poiché anche le altre realtà dovrebbero organizzarsi per l’assistenza di questi pazienti che presentano problemi particolari. Questi, per parte loro, hanno il diritto di reclamare dalle loro autorità sanitarie interventi che siano efficaci, aderenti alle leggi, rispettosi della dignità e delle possibilità dei pazienti, come quelli che, con fatica ma con determinazione, sono stati organizzati in Versilia.
Dopo avere approfittato della Vostra pazienza in uno sforzo di sintesi che, pur avendo tralasciato molti e significativi episodi degni di essere rappresentati, non è riuscito meglio, avete ora maggiori informazioni sul ruolo svolto dalla nostra associazione, sull’impatto che i servizi medici del PCA, ormai attivi da oltre 16 anni, hanno avuto sul territorio, e quanto abbiano contribuito a migliorare gli standard di qualità dello stesso servizio pubblico. Si resta quindi a disposizione con i nostri operatori, i nostri medici e i nostri direttori scientifici, per eventuali, ulteriori ragguagli ed approfondimenti.

Pietrasanta, 1977
Rivisto ed aggiornato, settembre 2009

Anni 90/ primi passi

SITUAZIONE LOCALE – Pietrasanta (LU)

Va detto innanzitutto che, almeno rispetto a molte realtà anche vicine, il nostro Ser.T. ha cessato di praticare la negazione o la riduzione delle
terapie sostitutive, sia per i tempi che per le dosi. I ché significa almeno che chi vuole e sa come curarsi, può farlo. Significa anche che la necessità
di comprare eroina perché le dosi di metadone “non coprono”, è stata finalmente eliminata. Nuovi operatori desiderosi di fare un buon lavoro sono
entrati e nuove consapevolezze si sono col tempo accumulate. La divisione di un solo SerT e dei suoi operatori su due poli, Pietrasanta e Viareggio, non
favorisce un utilizzo razionale delle risorse ed una apertura del servizio per un orario abbastanza comodo per tutti gli utenti, in una situazione
nella quale ognuna delle due città hanno sempre avuto ed hanno, per numero di utenti, la necessità di un servizio per TD completo e indipendente. Nella
penuria di risorse, alcune cose sono comunque state fatte, fra le quali anche l’impianto di una macchinetta per lo scambio di siringhe. Una sola, purtroppo, fra Pisa e Massa, e non funziona quasi mai.

Il PCA, che è un progetto gestito da volontari, sta lentamente inserendosi nel vivo del problema. Nasce nel 1993 come modulo integrativo delle attività del servizio pubblico che all’epoca portava avanti una politica molto restrittiva nei confronti dei tossicodipendenti, e si sviluppa anche come un centro di ricerca. Nel corso del 1995 inserisce fra le attività un servizio medico attivo che pratica anche la somministrazione di metadone.

Dispone di una sede che i tossicodipendenti possono frequentare. Attua un presidio medico farmacologico per tutte le 24 ore, provvedendo alla somministrazione del metadone ai partecipanti in cura e a tutti coloro che non hanno potuto raggiungere il Ser.T. nelle ore di apertura. Gestisce un programma di scambio di siringhe, provvedendo al ritiro di quelle usate e all’inoltro di inviti/messaggio per i potenziali pazienti ad entrare in cura e ad usufruire dei servizi disponibili anche presso il Ser.T. Organizza inoltre sedute di counseling per i partecipanti e per le famiglie e porta avanti studi e ricerche in cooperazione con l’Istituto di Farmacologia dell’Università di Pisa e con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Pisa ed in collegamento con università americane e europee. E’ impegnato in campo sociale per il reinserimento lavorativo degli ex TD o, in mancanza di adeguate occasioni, per la loro formazione come volontari.Il PCA è una realizzazione sul territorio Versiliese che ha molte prospettive di sviluppo e di miglioramento e che è divenuta un patrimonio di tutta la collettività.

Viene condotto dal Direttivo del Gruppo S.I.M.S. con la partecipazione diretta alle scelte e alla programmazione delle attività da parte dei
partecipanti. La diffusione di materiali tecnici ed informativi per dissipare i miti e per contrastare la falsa informazione sui programmi
metadonici costituisce uno degli impegni fondamentali del PCA, perché il farmaco Metadone venga considerato come tale e non come una “Droga di
Stato”, e perché venga utilizzato nel modo corretto per i vantaggi oggettivi che offre.

Questa attività ha contribuito in modo decisivo a migliorare anche le politiche di intervento del Ser.T. locale e quella di molti Ser.T.
che hanno aderito alle organizzazioni fondate dal Gruppo S.I.M.S. (International Methadone Advisory Group, Italian Methadone Advisory Group)
ed utilizzato i materiali ed i protocolli disponibili. Si tratta di evidenze ben conosciute a livello scientifico, ma che nel nostro paese non hanno
trovato spazio nella divulgazione corrente a livello di mass media.

L’Enciclopedia Britannica, per esempio, alla voce “Methadone” riporta:

“Il metadone è, tra i trattamenti conosciuti e scientificamente approvati, il più efficace metodo per la cura delle dipendenze dagli oppiacei”.Come un
volontario faceva notare, affidare un Ser.T. nelle mani di operatori contrari all’uso del metadone è come consegnare un centro trasfusionale ai
Testimoni di Geova. Ed in molte parti d’Italia questa situazione è una drammatica realtà.Il DDT attraverso il PCA ha accesso alla rete INTERNET
dove gli interessati possono trovare materiali di riferimento da fonti del tutto affidabili ed autorevoli su ciò che in queste pagine andiamo
sostenendo. Chiunque voglia approfondire questa ricerca sulla rete è consigliato di contattare le organizzazioni statunitensi NIDA(National
Institute on Drug Abuse) e NAMA (National Alliance of Methadone Advocate).
La pagina del Gruppo SIMS indica altri siti dove sono disponibili alcune traduzioni dei testi di queste organizzazioni e contiene essa stessa un sito
speciale dedicato agli studi sul METADONE, che è in evoluzione continua.

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I concetti e i principi contenuti in questa relazione, notiamo con
soddisfazione, sono comuni a quelli di moltissimi altri gruppi e
associazioni in tutto il mondo. E sarà con loro che porteremo avanti le
nostre iniziative.